
Ci piace pensare – e in parte ci consola – che mentre i comuni mortali preparano i bagagli per le meritate vacanze estive, i nostri governanti si chiudano a lavorare nei loro palazzi fino a notte fonda per trovare finalmente la via d’uscita – sarebbe meglio dire “uscita di sicurezza” – dalla crisi che si profila ormai come la siccità che ha colpito il Corno d’Africa o la carestia in Egitto di biblica memoria. Questo il desiderio… che però si deve confrontare con la dura realtà delle famiglie che, invece di quella marina, sentiranno soltanto l’acqua alla gola dopo che nemmeno la cassa integrazione è più una certezza. E i politici, non si sa in quale faccende affaccendati, ricordano quell’elefante che partorì un topolino.
L’inverno è finito insieme al governo Monti, ma la primavera è tardata ad arrivare anche dopo le elezioni. Una tornata elettorale caratterizzata dall’elevato numero di uomini e donne che dal Terzo Settore hanno fatto il grande salto verso il Parlamento. Per ora sembra come quel tale che si è tuffato nella piscina vuota, ma staremo a vedere se l’intergruppo parlamentare per il Terzo Settore saprà essere un laboratorio produttivo ed uno strumento efficace per portare a casa quelle richieste di riforma e di stabilità che vengono dalla base.
Pensiamo per esempio al servizio civile, i cui bandi sembrano quelle valigie che non escono mai ai nastri degli aeroporti; oppure al grande dibattito sull’acquisizione della cittadinanza – detto per inciso, il Modavi sostiene che l’Italia sia di chi la ami – che in verità potrebbe riallacciarsi anche al servizio civile, se lo ripensassimo anche come “giuramento” nei confronti della Patria. Novità a livello normativo sono attese da tutto il non-profit, soprattutto nel mondo del volontariato, la cui legge di riferimento (numero 266 del 1991) è ormai una fotografia in bianco e nero. E poi la grande partita del 5×1000, una mucca da latte nata per sostenere il Terzo Settore , a conti fatti smagrita al 4×1000 dai prelievi statali in stile vampiro.
Tutta l’Italia è in attesa, invece, di notizie dall’India, dove lottano in silenzio, per scelta e per dovere, i due fanti di marina ancora prigionieri da un anno e mezzo, vittime anch’essi dell’inconsistenza dell’Italia come Stato rispettato all’estero. Salvatore Girone e Massimiliano Latorre lottano senza clamore ma con la spinta ideale di tutto il popolo italiano, per sbaragliare l’avversario che non veste la divisa indiana ma quella grigia dell’ignavia e dell’accidia. Dante docet.
Non sappiamo ancora se ci toccherà un autunno caldo o piovoso. La speranza è che tutti ritornino ad assumersi le responsabilità lasciate come oggetti ingombranti e che lo Stato sociale – sì, il welfare state – non sia più considerato come un costo bensì una necessaria risorsa da utilizzare come trampolino per ricominciare a crescere. Tutti insieme.