
Palmira Caltabiano è una ragazza siciliana di 24 anni, specializzata in neuropsicomotoria dell’età evolutiva. Ha passato gli ultimi sei mesi in Portogallo per il progetto Holding hands with other abilities, insieme ad altri giovani volontari – unica italiana del gruppo – che hanno deciso di donare qualche mese della propria vita al Servizio volontario europeo, nello specifico dedicandosi alle persone che soffrono di paralisi cerebrale ospitate nel centro gestito dall’Associação de Paralisia Cerebral de Coimbra.
Eri già stata in Portogallo?
No, ma nutrivo una certa curiosità rispetto a questo Paese.
Perché hai fatto richiesta per lo Sve?
Sinceramente volevo abbandonare la costosissima e non più piacevolissima vita romana, ma soprattutto avevo voglia di interfacciarmi con un’altra realtà culturale e lavorativa.
Come ti hanno accolto al centro?
Siamo stati accolti con grande partecipazione, per iniziare gradualmente a far parte delle attività del centro. Sin dall’inizio ci siamo messi a studiare la lingua portoghese; la cosa ci ha facilitato enormemente nella comunicazione, fuori e dentro l’associazione.
Pensi di aver fatto qualcosa di utile? Per chi?
La nostra partecipazione è stata utile a più livelli: umano, in quanto per i bambini e i ragazzi con cui condividevamo le nostre attività, rappresentavamo il momento più rilassante della giornata; pratico, essendo noi volontari laureati in aree inerenti la riabilitazione, abbiamo coadiuvato le attività strettamente terapeutiche tra quali idroterapia ed equitazione terapeutica. Abbiamo, inoltre, affiancato il lavoro dell’Officina del Giocattolo attraverso la produzione e la riparazione di giocattoli conformi a esigenze e specificità di bambini con paralisi cerebrali e condizioni neurologiche affini.
Ringraziamo Palmira per essersi prestata alle nostre domande ma soprattutto per il dono prezioso che ha fatto agli ospiti del centro di riabilitazione; un dono che, ne siamo certi, riceverà in misura doppia per sé come esperienza indimenticabile.