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Lettera aperta a Babbo Natale

Caro Babbo Natale,

Scriviamo a te perché a te rivolgiamo le nostre richieste dopo averle tentate tutte. Credevamo di essere in un mondo normale, con persone normali e regole normali… ma evidentemente ci siamo sbagliati. Oppure sono impossibili le nostre richieste, anche se ci avevano promesso che tutto si sarebbe sistemato in questa nuova stagione di ritrovata conciliazione. Ricordo che in primavera anche mamma e papà erano contenti perché dicevano che i politici avevano finalmente smesso di litigare tra loro per le stupidaggini ed avrebbero finalmente iniziato a lavorare per noi; non per me, mamma, papà e mia sorella… dico tutti quelli come noi, gente normale.

I miei genitori lavorano molto, tutti e due. La mattina vanno via presto e la sera ritornano prima di cena. Qualche volta riescono ad arrivare poco dopo che io ho fatto merenda insieme ai nonni, che mi vogliono molto bene ma io vorrei stare con mamma e papà perché con loro mi sento più libero e felice. Adesso papà dice che ha il contratto di solidarietà, io non lo so che cosa sia esattamente: forse al lavoro da papà ci vogliono più bene di altri ma lui non è contento per questa novità; anche la mamma è un po’ preoccupata: il suo contratto scade fra dieci giorni ed ha paura che non glielo rinnovino ancora.

Io ho anche una sorellina piccola che va all’asilo. Cioè, ci andava… perché adesso l’asilo non c’è più. Non è stato il terremoto a farlo chiudere, è stata la crisi (così dice la mamma): è successo che dopo tanti mesi che le maestre non venivano pagate dal comune, loro si sono arrabbiate molto ma invece di ricevere i soldi hanno ricevuto la comunicazione che l’asilo sarebbe stato chiuso. Papà è amico del sindaco e allora gli ha chiesto come mai fosse successa questa cosa brutta: il sindaco era molto dispiaciuto ma ha detto che il comune non aveva più i soldi per mandarlo avanti perché lo Stato non gli dà i soldi necessari per tutto.

Papà e mamma sono molto arrabbiati, dicono che non vogliono più andare a votare. Non hanno più rinnovato la tessera del partito, adesso si sono iscritti ad un’associazione che fa tante belle cose per le persone bisognose. Per questo motivo gli danno il cinque per mille. Io non lo so quanto fa cinque per mille però mi sembra tanto perché noi non siamo ricchi. Una volta all’associazione gli hanno detto che in realtà quello che è arrivato è il quattro per mille, poiché il resto scompare strada facendo come un acquedotto bucato. Allora papà è andato dai suoi vecchi amici al partito e gli ha detto che non era giusto, che quei soldi servivano per aiutare le persone in difficoltà; quelli del partito gli hanno risposto che la prossima volta era meglio donare i soldi a loro così poi se li scaricava dalle tasse e gli conveniva di più.

Poco tempo fa mia mamma ha ricevuto una telefonata da mio zio, che è il fratello di mamma: le ha detto che ha perso il lavoro e non sa come fare per pagare tutte le cose, per esempio comprare i libri di scuola ai miei cugini e le bollette del gas per riscaldare la casa in inverno – non lo so quanto costino queste cose ma da quello che ho capito sono un sacco di soldi. Mamma gli ha detto che non poteva aiutarlo, non poteva dargli niente perché anche noi siamo quasi poveri; però gli ha parlato di una cosa strana che si chiama “reddito di inclusione sociale”; una cosa che si è inventata un’associazione e che ora i politici stavano valutando per aiutare per le persone che erano diventate povere come mio zio. Ieri all’associazione le hanno detto che questa cosa ai politici non è interessata – non so perché le notizie importanti in televisione non le dicono mai, bisogna andare a chiedere all’associazione per essere informati. Pare che avessero altre cose importanti da discutere e decidere e hanno rimandato questa alla prossima volta.

Mi cugino grande invece mi ha raccontato che voleva fare il servizio civile nazionale; sono parole difficili per me ma ho capito che è una cosa che serve a lui e all’Italia insieme, insomma una cosa bella importante. Ma non riesce a fare il servizio civile perché ogni anno succede qualcosa per cui rimandano sempre anche questa cosa. Una volta dicono che non ci sono i soldi, un’altra volta sono i tribunali a mettere i bastoni fra le ruote. Così anche mio cugino non sa cosa fare, se rinunciare od aspettare… perché i mesi passano e lui ha fretta di crescere.

Caro Babbo Natale, come vedi non vogliamo cose strane e fantasiose; ti chiediamo soltanto di regalarci qualcosa di semplice, vero e concreto; qualcosa che ci aiuti a vivere meglio; tutte quelle cose per cui ci dicono di aspettare, aspettare e aspettare ancora. Ma noi ci siamo stufati di aspettare sempre e adesso scriviamo a te, nostra ultima speranza, affinché per tutti sotto l’albero e accanto il presepe ci sia un dono da parte tua che tutti ascolti e tutti rendi felici.