Il 4 giugno è la data scelta, nel lontano 1982, dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, per la “Giornata Internazionale per i bambini innocenti vittime di aggressioni” . La ragione di tale giornata è quella di “riconoscere il dolore sofferto dai bambini in tutto il mondo, vittime di abusi fisici, psicologici ed emotivi” affinché tali manifestazioni di violenza non restino nell’ombra della vita quotidiana ma siano oggetto di denuncia.
Secondo uno studio dell’Unicef, in Australia 1 genitore su 10 ritiene giusto come metodo per punire i propri figli l’uso di bastoni e cinture; in Bangladesh il 20% dei matrimoni hanno come protagonista una sposa con meno di 15 anni; in Canada il 14% degli studenti delle scuole superiori compiono atti di bullismo attraverso la rete; in Argentina due terzi dei giovani, compresi fra i 10 e i 14 anni, sono vittime di bullismo; in Egitto sono ancora oggi praticate mutilazioni genitali nei confronti di donne e bambine.
Il fenomeno non è circoscritto, dunque, solo a determinate aree geografiche del mondo ma presenta anche varianti nelle modalità di abuso (fisici, affettivi e psicologici, sessuali, o derivanti dalla disattenzione e dalla negligenza degli adulti) e nei luoghi dove lo stesso avviene (a scuola, al lavoro, all’interno delle mura domestiche, sul web). È proprio da quest’ultimo dato che si evince come la violenza nei confronti dei bambini non sia necessariamente connessa e/o limitata a contesti di povertà o di guerre: internet, l’utilizzo di chat e di smartphone, sempre più in voga anche in età preadolescenziale, comportano un elevato grado di pericolo di violenze derivanti dalla probabilità di cattivi incontri.
Il Ministero dell’Interno, con l’ultimo aggiornamento del 17 marzo 2015, sottolinea il lavoro degli investigatori della Polizia postale e delle comunicazioni, volto a ripulire la rete da chi ne fa un uso riprovevole sfruttando i bambini. Talvolta le forme di violenza si manifestano proprio nei luoghi dove il bambino dovrebbe essere più al sicuro, come la scuola e la propria famiglia. Secondo i dati Unicef, in Sud Africa un terzo degli omicidi di bambini avviene tra le mura domestiche e nel 40% dei casi a compiere l’atto sono genitori o parenti, il 70% delle vittime-donne presentano un’età inferiore ai 10 anni. La casa diventa luogo di terrore per opera di qualcuno che dovrebbe, invece, provvedere al sano sviluppo psicofisico del bambino. Anche solo l’assistere a fenomeni di violenza provocherebbe disturbi nella crescita ottimale: nell’indagine Istat condotta nel 2006 sulla violenza di genere emergeva che tra le donne vittime di violenza dal partner, ben il 62,4% dichiarava che i figli avevano assistito a uno o più episodi di violenza.
La scuola, in modo analogo, da luogo di formazione, educazione e socializzazione può facilmente tramutarsi in incubo quotidiano: non si tratta esclusivamente di violenze perpetrate da insegnanti tramite punizioni psicologicamente o fisicamente umilianti, ma anche da eventi di bullismo. Gli stessi bambini possono essere crudeli e mettere in atto comportamenti lesivi mediante minacce e aggressioni che, nella maggior parte dei casi, vengono messe in atto da vere e proprie bande di bulli nei confronti di singoli soggetti, spesso di età inferiore. In Uganda il 27% dei bambini tra i 13 ed i 15 anni ammettono di essere stati vittime di bullismo negli ultimi 30 giorni.
Purtroppo i bambini sono, nella maggior parte dei casi, incapaci di reagire e di denunciare tali fenomeni, perché non in grado di prendere decisioni che li riguardano: per paura di ulteriori ripercussioni preferiscono subire passivamente e in silenzio. Sebbene esistano dei segnali che possano far pensare ad una violenza o ad un abuso su un bambino, non esistono degli “indicatori specifici”. E’ perciò compito degli adulti, e in particolare delle istituzioni, prevenire tali fenomeni e far sì che i bambini godano, come stabilito anche dall’articolo 3 della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza del 1989, di Superiore Interesse e come stabilito dall’articolo 6 della medesima “gli Stati devono impegnare il massimo delle risorse disponibili per tutelare la vita e il sano sviluppo dei bambini”.
In occasione della Giornata Internazionale per i Bambini innocenti vittime di aggressioni vogliamo esprimere tutto il nostro disappunto per lo sconcertante silenzio che ruota intorno a questa giornata. Il MODAVI Onlus, nella sua mission, pone la funzione educativa al centro delle politiche sociali e di cooperazione internazionale. Insegnare ai bambini a vivere nella pace, nella tolleranza e con il senso delle istituzioni aiuta il mondo a crescere e a diventare grande con loro: non possiamo continuare a restare in silenzio! Con la ratifica della Convenzione, gli Stati si sono impegnati a dare il massimo delle risorse disponibili per tutelare la vita e il sano sviluppo dei bambini, anche tramite la cooperazione tra Stati.
Ci auguriamo che i governi rivedano quanto prima le sue priorità e finalmente mettano al centro dell’agenda istituzionale le questioni relative alla salvaguardia dei diritti dei più fragili e deboli.