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Festa della Repubblica, la parata vista da un volontario in servizio civile

Ieri mattina sono stati consegnati gli attestati di partecipazione ai volontari che, alla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, hanno preso parte alla sfilata del 2 giugno in rappresentanza del Servizio Civile Nazionale. Tra questi, un volontario che ha prestato servizio al Modavi: Giordano Sottosanti.

Di seguito il racconto di quella sua “esperienza magnifica”.

Perché ho deciso di aderire? Personalmente sono stato spinto da alcune riflessioni. Ogni giorno i tanti corpi, armati e non, che compongono lo Stato, tentano di proteggere e difendere i valori fondanti della nostra Nazione. C’è chi rischia la propria vita in missione o chi, dedicandosi al volontariato, sacrifica quotidianamente una parte di se stesso per tenere anch’egli viva l’unità nazionale. Unità nazionale appunto. Quello che dovrebbe rappresentare per tutti una data come quella del 2 giugno.

Quello che non capisco e non condivido, sono invece le ormai stucchevoli polemiche e banalizzazioni rivolte da alcuni verso la parata del 2 giugno e alla partecipazione del Servizio Civile Nazionale in particolare. Quest’anno ho avuto anche io la possibilità di sfilare alla parata in rappresentanza proprio del Servizio Civile. Non uso, sia chiaro, il termine “sfilare” perché provo un qualche senso di imbarazzo o la necessità di dissociarmi dal “marciare” delle forze armate.

Per quanto ci riguarda si tratta di un protocollo cerimoniale, come gli onori o l’“attenti” verso le Istituzioni o il Milite Ignoto. Abbiamo cercato di rispettarlo il più possibile, pur con le piccole e dovute differenziazioni. Non ci vedo alcuna forma di “indottrinamento” o militarizzazione del Servizio Civile. Chi lo pensa offende la nostra dignità e la nostra intelligenza.

Abbiamo noi stessi, spontaneamente, volontario per volontario, aderito e accettato di buon grado le modalità di svolgimento della parata. Siamo stati noi stessi a concordare la scelta di non sfilare anonimamente sopra qualche mezzo, ma di “camminare ritmicamente” con loghi ben in vista proprio per mostrare a tutti che anche noi esistiamo. Che il Servizio Civile Nazionale, che rischia di estinguersi a causa dei continui tagli ai quali è sottoposto ogni anno, è qualcosa di reale e utile per la coesione nazionale e la difesa dei suoi princìpi.

Noi eravamo lì volontariamente per esprimere il nostro orgoglio nazionale. Pur consapevoli delle contraddizioni e delle difficoltà economiche, politiche e istituzionali che sta vivendo la nostra Nazione. E lo abbiamo fatto con profondo rispetto e ammirazione per il compito svolto ogni giorno dalle forze armate e da tutti gli altri corpi chiamati in causa, con i quali abbiamo avuto il piacere di relazionarci in questi giorni sentendoci complementari gli uni con gli altri. Ma con l’orgoglio, allo stesso tempo, di poter testimoniare che in Italia esiste un modo alternativo per servire la Patria.

Abbiamo respirato l’umanità di tanti giovani militari, forze dell’ordine e volontari. Persone semplici, umili, ricche di coraggio e di amore per la nostra Patria. Gente che porta alta la nostra bandiera per cielo, per terra e per mare. Su tutto il territorio nazionale e all’estero. Uomini veri e donne vere, che rappresentano uno degli spaccati più belli della nostra Italia. Così come è da elogiare il Servizio Civile Nazionale e il mondo del volontariato in generale, che va tutelato e salvato. Non dalla parata del 2 giugno, ma dal rischio di scomparire.

Grazie a tutta quella gente che ci ha applaudito e sostenuto. A chi, degli Enti e del Dipartimento, ci ha dato la possibilità di partecipare.

Viva il volontariato e il Servizio Civile Nazionale. E Viva l’Italia, sempre!

G.S.