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DROGA: AMNESIA E LA NUOVA FRONTIERA DELLE “DROGHE LEGGERE”

Sul mercato della droga italiano è stata immessa una nuova “droga leggera”, variante della marijuana, che si ottiene cospargendola di metadone, eroina, liquido per batterie di automobili e altre sostanze chimiche che ne potenziano l’effetto psicotropo e che ha il potere di produrre danni permanenti al sistema nervoso.

Si legge su Panorama, il suo nome è Amnèsia e viene detta anche “droga della camorra”, proprio perché preparata e commercializzata da quest’ultima. L’amnèsia, acquistabile al modico prezzo di cinque euro per dose, porta ad una rapida e inevitabile dipendenza: sono le sostanze aggiuntive che la compongono a renderla ancor più pericolosa della semplice marijuana, che come dimostrato da diversi studi, già di per se provoca danni durevoli a carico di intelligenza, attenzione e memoria soprattutto negli adolescenti perché vivono ancora una fase in cui il sistema è in formazione.

I sintomi generalmente evidenziati dai soggetti che hanno fatto utilizzo di amnèsia sono stati perdita di memoria momentanea, mancanza di concentrazione, attacchi d’ansia e paranoia. Una sedicenne napoletana, invece, rischia addirittura la paralisi, non cammina: in accordo con quanto dichiarato al Corriere della Sera dal dott. Riccardo Gatti, psichiatra e responsabile del dipartimento Dipendenze patologiche della Asl città di Milano, «le sostanze stupefacenti sono di per sé nocive. Diventano ancora più nocive quando vengono mischiate come in questi casi. Possono provocare effetti imprevedibili, come, probabilmente, è accaduto nel caso della ragazza napoletana».

In un momento storico in cui è forte la spinta da parte di gruppi politici alla legalizzazione delle “droghe leggere”, le recenti notizie collegate all’uso di tale sostanza, porta ad due ovvie riflessioni: la prima è che non è possibile fare una distinzione tra droghe leggere e pesanti, poiché sono ugualmente dannose; la seconda è che lo Stato ha il compito di proteggere i propri cittadini e non esporli ai pericoli.

Noi, considerando che il concetto di democrazia rappresentativa presupponga che i rappresentanti del popolo agiscano per il bene dello stesso, riteniamo che la droga debba essere combattuta e non favorita nel consumo, nella coltivazione e nella vendita. Paolo Borsellino, nel 1989, affermava che pensare di liberalizzare la droga per combatterne il traffico illecito «è da dilettanti di criminologia». Appare chiaro che le organizzazioni criminali, non cesserebbero i loro business legati alle sostanze stupefacenti, bensì troverebbero escamotage per continuare le loro attività.