Bahia Blanca, Buenos Aires, Argentina
Dopo giorni di attesa, è arrivata la partenza e un misto di emozioni ci hanno accompagnato nei giorni
prima: adrenalina, felicità e anche un po’ di paura.
Abbiamo preparato i bagagli, li abbiamo disfatti, pesati e ripesati, pensando come potesse entrare
un anno di vita in una valigia. Infinite volte avevamo immaginato come fosse l’altra parte del mondo.
Poi ci siamo ritrovati su un aereo, con di fronte a noi 14 ore di volo.
All’improvviso dall’oblò abbiamo intravisto mille luci, finalmente eccola: Buenos Aires, maestosa e
immensa. Palermo, La Boca, il Caminito, quartieri e strade tra i più grandi e affascinanti che avessimo
mai incontrato. Eppure, totalmente diversa dalla città in cui saremmo venuti a vivere: Bahìa Blanca.
Oggi la sensazione comune tra noi volontari qui a Bahìa, che in confronto a Buenos Aires è così
chiquita – come direbbero loro, è che sembra esser passato molto più tempo di quello che in realtà è
trascorso. Sono state settimane così intense e frenetiche che fermarsi e riflettere, rendersi conto di
dove siamo e cosa stiamo facendo non è mai stato così complesso. Questo è il primo vero momento
in cui siamo riusciti a prendere un computer in mano e sederci, senza dover correre a scoprire nuovi
posti, nuove attività o nuove persone.
Nonostante abbiamo soprannominato Bahìa Blanca la città del vento, oggi è una giornata
tremendamente calda e afosa. L’estate sta iniziando e i ragazzi con cui lavoriamo hanno terminato la
scuola.
Quando siamo arrivati i bambini di Villa Bordeu, il principale posto in cui lavoriamo, ci stavano
aspettando. Erano molto felici del nostro arrivo, nonostante inizialmente diffidenti e ancora
nostalgici dei volontari passati. Ancora oggi, con ottimi risultati, ci stiamo imparando a conoscere e a
fidarci, sia l’un l’altro che come gruppo. Fino ad ora abbiamo trascorso il tempo al Comedor aiutando
i ragazzi con i compiti, facendo giochi di squadra e attività natalizie, come l’allestimento dell’albero e
creando decorazioni con le tecniche dell’up cycling: l’arte del riciclo creativo, per dare nuova vita agli
oggetti che altrimenti sarebbero stati buttati.
Un altro dei posti in cui ci rechiamo per lavoro è il barrio di Grumbein, e come conoscersi meglio e
condividere tempo insieme se non con la comida? Il primo giorno in cui siamo arrivati ci hanno
accolto con delle buonissime papines al forno, delle piccole patate del loro orto! È infatti da quel
giorno che condividiamo ricette e diversi modi di cucinare: tagliatelle fatte a mano al ragu,
empanadas, i frusciteddi siciliani, frittata di avena e altre buonissime cose. Inoltre, ci dedichiamo
molto alla lavorazione dell’orto, dove i ragazzi di Grumbein lavorano con impegno, insegnandoci a
loro volta preziosi consigli per prenderci cura delle varie piante.
Ora è tempo di andare, a Bordeu ci stanno aspettando per la festa di Natale!